Questa poesia parla del dubbio, un piccolo animaletto, apparentemente innocuo, che riesce a penetrare nella mente. Il tarlo ti paralizza, ti destabilizza, corrode le tue certezze, fino a farti perdere coscienza di chi tu realmente sia e di quali siano i tuoi bisogni e i tuoi sogni. Il tarlo ha urgenza di alimentare se stesso, perchè solo quando perdi la tua stabilità, può stagnare in circoli viziosi di pensiero e alimentare il rifiuto a sperimentate la vita.
Il tarlo.
Semplici parole
Lame taglienti
Potenti e sole
Insidiano le menti
Le lingue biforcute
Non sono di serpenti
Insidie sconosciute
Che generan tormenti
Un dubbio lacerante
Confonde il mio sentire
Un delirio vorticante
Mi avvolge nelle spire
Mi chiedo come posso
Se stringe così forte
Scrullarmelo di dosso
Per evitar la morte
Io salto, mi butto
Il dubbio non mi segue
Così non mette a frutto
Il danno che persegue
Se la morte mi chiama
Se mi chiama l’oblio
Cambierò la mia trama
Prima di dar l’addio
Nel cuore io sento
Un’ovvia certezza
Le catene del tormento
Furiosa spezza
Io spreco la vita
O quel che vi resta
Se rimango impietrita
Con il tarlo in testa.
Alice Falcioni